Anche se le Storage Area Network (SAN) sono sempre più diffuse all’interno dei data center, la grande maggioranza delle server farm Windows continua a operare interamente utilizzando i dischi fissi interni. Due elementi incoraggiano l’utilizzo di queste configurazioni: a) il fatto che nuovi server escano dalle fabbriche pieni di dischi dal costo contenuto; b) la preoccupazione che spostare i dati da quei server a un sistema SAN centrale possa essere rischioso e problematico.
In questo white paper esamineremo una soluzione ibrida che conserva la familiarità, la comodità e l’economia tipiche del mantenere i dati distribuiti sui dischi fissi dei server, ma che offre allo stesso tempo molti dei servizi avanzati e centralizzati tipici delle SAN.
Dischi integrati nei server: interessanti, ma con qualche limite
Nonostante siano allettanti, i server applicativi dotati di dischi interni hanno però alcune caratteristiche indesiderate. I dischi dei server non sono condivisibili tra macchine diverse. Quando un server ha dei problemi, i suoi dati divengono inaccessibili, rendendo complicato il rispristino dell’ambiente su un altro host senza ricorrere a vecchi backup. E anche quando un server è correttamente funzionante, gli altri server non possono accedere direttamente ai suoi dischi per eseguire test o analisi in parallelo.
All’interno dei sistemi di storage, i dischi dei server sono anche quelli più lenti. I dischi con piatti rotanti introducono tempi di latenza legati alla meccanica, diventando così dei colli di bottiglia per le applicazioni. Questo è un problema rilevante in particolare nei server virtualizzati, dove diverse macchine virtuali si contendono gli stessi dischi fisici.
Dischi nella SAN: veloci e condivisibili, ma…
Le soluzioni SAN aggirano queste debolezze in due modi diversi. Primo, collegando cassetti di dischi esterni a più server, autorizzando queste macchine ad accedere in modo selettivo agli stessi dischi. Secondo, velocizzando l’accesso grazie all’utilizzo di memorie cache elettroniche che rispondono alle richieste ripetute fatte agli stessi blocchi del disco.
Anche le SAN, però, creano qualche preoccupazione. Nonostante le rassicurazioni che arrivano dai produttori che sostengono che i loro sistemi sono “a prova di bomba”, alcune strutture IT possono trovarsi a disagio con l’idea di spostare tutti i loro dati su un’unica, grande batteria esterna di dischi. Una SAN ridondata potrebbe essere la soluzione ideale, ma spesso mancano il tempo o il denaro per intervenire in questo senso...
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