lunedì 23 giugno 2014

La via di DataCore alla virtualizzazione dello storage e software-defined storage

Pioniere della filosofia software-driven, l’azienda americana ha aggiornato l’offerta con SANsymphony V10 

Per valutare direttamente i vantaggi prestazionali e la convenienza della soluzione di storage definito dal software, basta scaricare la versione messa a disposizione per l’utilizzo in ambienti non di produzione. 



Sedici anni fa parlare di storage “software-driven” era un’eccezione vista tutt’al più con distaccata curiosità. George Teixeira, Ceo e fondatore di DataCore, ricorda quei tempi con un certo compiacimento: “Avevamo visto giusto allora – ricorda il manager -. Per molto tempo abbiamo dovuto combattere con interlocutori che associavano allo storage la presenza di box fisici, ma oggi tutti i principali attori si stanno spostando verso il concetto del software-driven, dando ragione a quanto noi propugniamo dalle origini”.
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La tecnologia di punta dell’azienda, SANsymphony, è arrivata alla versione 10, ma conserva un elemento distintivo rispetto a quanto di alternativo si inizia oggi a vedere sul mercato: “È vero che Emc, VmWare o NetApp hanno un’offerta di software-defined storage – puntualizza Teixeira – ma ciascuno di essi l’ha legata al proprio ambiente proprietario. SanSymphony, invece, funziona con tutto l’hardware installato nelle aziende”. La novità del tempo corrente, secondo il manager, è che i big del comparto sono impegnati a educare il mercato verso la nuova logica, consentendo poi al costruttore di approfittarne con una proposta più completa ed eterogenea.

Al centro dell’attenzione per DataCore c’è sempre stata la gestione delle risorse storage delle aziende. Questo significa oggi saper integrare ambienti fisici, virtuali e anche cloud, ma anche integrare le varie tecnologie affermatesi nel tempo o in crescita in questi ultimi tempi (flash e Ssd, per intenderci). L’idea di SanSymphony V10 è di proporre una soluzione di classe enterprise che possa integrare differenti tipologie di risorse storage, consentendo di creare in modo semplice una San virtuale per facilitarne l’amministrazione.

Una delle caratteristiche peculiari della soluzione è la capacità di gestire fino a quindici livelli (tier) di storage, in funzione dell’importanza dei dati o della ricorsività di utilizzo, con ottimizzazione per le memorie flash e l’integrazione di funzionalità di replica, snapshot, mirroring e thin provisioning. Inoltre, necessità della disponibilità di due soli nodi x86 per funzionare: “Per esempio, vSan di VmWare ne richiede tre – commenta Teixeira -. Noi, invece, puntiamo a ridurre al minimo le risorse richieste, ma siamo comunque in grado di gestire fino a 50 milioni di Iops e pool storage con capacità fino a 32 Pb in un cluster da 32 server”. 

La presenza in Italia
datacore-bargoing.jpgDatacore ha un andamento positivo a livello globale, ma sta crescendo in modo particolare in Italia, dove lo scorso anno si è registrato un incremento del 50% nel giro d’affari: “Partiamo da numeri più contenuti – ammette il country manager Remy Bargoing – ma il livello di conoscenza e accettazione della nostra proposta è oggi molto più alto e questo si deve anche al lavoro fatto con il canale”. 


Bargoing si è anche preoccupato di riqualificare i partner, snellendone la numerosità totale, per privilegiare le competenze. Oggi, l’azienda dispone di quattro partner Gold (Matika, Sinthera, 3Cime e Datef) e alcuni VAR, che dovrebbero arrivare a tredici in totale per coprire l’intero territorio italiano. Dopo un’iniziale sviluppo soprattutto nel Nord-Est del Paese, ora la società intende rafforzare la presenza a Milano e puntare su settori come le banche e la Pubblica Amministrazione, per rafforzare un parco che già conta circa 120 clienti attivi e 10,000 worldwide.

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