martedì 13 dicembre 2016

Tra cloud e analytic, nella nuova partita dello storage, Datacore va a segno grazie all'indipendenza

https://readymag.com/u12452779/avnet-magazine-01/14/
L’architettura offerta da DataCore è adottata da oltre 10.000 clienti in tutto il mondo, e la propria tecnologia adattiva, grazie alle caratteristiche di autoapprendimento e autocorrezione, risolve le problematiche classiche dei processi manuali di gestione, ed è quindi indispensabile per tutte le interpretazioni dei moderni Software Defined Data Center, grazie alla propria architettura hardware independent.
Remi Bargoing, country manager Italia di Datacore

Limitarsi a ricondurre lo storage a una mera conservazione dei dati e relativa accessibilità, concentrandosi quindi su spazio e velocità di accesso, rischia di rivelarsi riduttivo nel contesto di una strategia aziendale. Le grandi quantità e varietà di dati che un'organizzazione è chiamata a gestire hanno anche altre importanti implicazioni. «Chi afferma che lo storage sta morendo in termini di business commette un grande errore - afferma Remi Bargoing, country manager Italia di Datacore -. Oltre all'aumento inarrestabile dei dati, bisogna tenere conto anche dei cambiamenti di scenario».

Uno in particolare si rivela strategico, a condizione di avere una visione abbastanza lungimirante. «È fondamentale raccordare i dati in ottica di business analytic, vale a dire trarre vantaggio dalle proprie informazioni - spiega Bargoing -. Nell'arco di pochi mesi può servire a poco, ma impostando il lavoro su anni si possono ottenere indicazioni importanti, utili a livello tecnico per l'infrastruttura IT, utili anche per il marketing e come supporto al management».

Una situazione nella quale di riflesso si trova inevitabilmente coinvolto anche il mercato dell'offerta. «Chi si adatta e mostra flessibilità, non accusa particolarmente la crisi - osserva Bargoing -. Quelli ancorati al tradizionale invece, hanno speso in grandi strutture, difficili da cambiare e quindi con maggiori rischi».

Datacore non esita a collocarsi tra i primi, forte dei risultati di decisioni prese in tempi non sospetti, all'apparenza di all'ora quasi azzardate. «Chi è riuscito a guardare lo storage oltre l'aspetto fisico oggi è in vantaggio. Nell'approccio alle infrastrutture software defined, possiamo contare su una forza speciale. Le nostre applicazioni non sono legate a nessuno, non l'abbiamo mai voluto fare. Magari fa perdere qualcosa in termini di notorietà, ma alla fine è una strategia che paga».


Trovando conferma anche in chi solo pochi anni fa chi puntava senza esitazioni su una migrazione al cloud puro e oggi si trova a dover fare i conti con uno scenario nettamente orientato all'ibrido, la strategia dell'azienda resta incentrata sulla massima flessibilità. «Credo sempre meno nelle soluzioni proprietarie. Ogni tassello deve adattarsi al contesto del cliente e questo è l'aspetto sul quale raccogliamo le maggiori soddisfazioni».

Datacore: il substrato Software Defined che gestisce l’iperconvergenza

 

lunedì 12 dicembre 2016

DataCore SANsymphony e Virtual SAN

DataCore Software, un’azienda che opera nel campo dello storage definito dal software, si è posta l'obiettivo con SANsymphony di permettere alle organizzazioni IT di gestire e scalare le architetture per lo storage dei dati, nonché di poterlo fare anche in ambienti multivendor e con tecnologie storage di diverse generazioni.

Si tratta di base di un tecnologia software adattativa e capace di auto-apprendere e ripararsi che nella strategia DataCore elimina del tutto o comunque fortemente riduce le difficoltà connesse ai processi manuali e supporta il reparto IT, grazie alla sua architettura agnostica rispetto all’hardware, nel rendere reali le potenzialità espresse dai nuovi data center definiti dal software.

DataCore SANsymphony gira su server x86 e mette in pool lo storage di rete
Peraltro, evidenzia DataCore, la soluzione SANsymphony non solo permette di realizzare infrastrutture virtuali utilizzando diverse piattaforme di base quali server, storage, eccetera anche di fornitori e generazioni di prodotto diverse, ma permette allo stesso tempo di incrementare enormemente l'affidabilità complessiva e la disponibilità dei dati mediante una gestione in pool dinamico delle risorse.

Permette in sostanza, evidenzia George Teixeira, CEO di DataCore, di risolvere il problema connesso alla gestione di "isole di dati", all’utilizzo di hardware di base economico e all’integrazione della tecnologia Flash in abbinamento a macchine basate sui convenzionali dischi o di generazioni precedenti.

Dentro SANsymphony

Una volta che il software è stato installato su server X86 standard, fornisce un set di servizi comuni di storage trasversale a tutti i dispositivi storage disponibili e permette di gestire in pool la capacità storage dei diversi dispositivi di rete. I dati vengono poi automaticamente replicati tra i diversi nodi al fine di non avere un singolo punto di guasto.

La "Virtual SAN" che si viene a costituire è in grado di funzionare con tutti i principali hypervisor (come per esempio VMware vSphere o Microsoft Hyper-V) e su qualunque server o VM standard. In sostanza, se si ragiona in termini di Opex, la DataCore Virtual SAN permette di eliminare i problemi, i costi e le complessità aggiuntive legate alla gestione e al funzionamento di infrastrutture SAN esterne.

In pratica, per chi vuole evolvere da un'architettura convenzionale ad una altamente virtualizzata, DataCore Virtual SAN crea pool di storage condivisi ad alte prestazioni e a elevata disponibilità utilizzando i dischi e lo storage flash installati nei server applicativi. Tramite DataCore Virtual SAN, dal punto di vista infrastrutturale, i responsabili IT possono gestire, virtualizzare e sfruttare i dischi e lo storage basato su flash dei server, oltre che virtualizzare le batterie di storage esterno presenti nei diversi dipartimenti, data center e uffici remoti, con un uptime, evidenzia Teixeira, prossimo al 100%.

Vediamo la soluzione all'opera.
Un esempio concreto di utilizzo di SANsymphony-V10, evidenzia Teixeira, lo fornisce quanto realizzato dal Comune di Bologna. L’infrastruttura informatica del Comune è composta da due Server Farm posizionate nelle due sedi principali, nelle quali si concentrano tutte le risorse, i sistemi di rete e i server , il tutto ridondato per garantire la continuità operativa.
I server gestiti sono 250, dei quali 200 circa virtualizzati tramite VMWare su blade HP e IBM. Il volume totale dei dati è di circa 50 TB. Per far fronte ai carichi di lavoro e trasmissivi tutte le sedi sono poi connesse in banda larga.


In un tale e complesso scenario si erano nel tempo evidenziate tre esigenze specifiche, concretizzatesi in altrettante richieste avanzate dall'alta direzione:
Un primo intervento ha toccato l'architettura ed è consistito nel ridondare le due Server Farm, seguito dall’aumento della potenza dei sistemi tramite l'adozione di componenti tecnologiche virtualizzate e della capacità di storage.

Un'indagine ha poi escluso l’adozione della classica soluzione di potenziamento dell’hardware a favore del Software Defined Storage. Le motivazioni hanno riguardato l’aspetto economico, infatti l’adozione del Software Defined avrebbe eliminato l’esigenza di dotarsi di ulteriore hardware, oltre a garantire una maggiore flessibilità in fase di crescita e senza imporre vincoli rispetto all’acquisto di hardware di uno specifico produttore.

Successivamente è stata eseguita un’approfondita verifica mirata ai livelli funzionali offerti. Questa fase di valutazione ha portato alla scelta di DataCore SANsymphony, che si è rivelata essere la piattaforma che offriva maggiori garanzie in base ai requisiti espressi. L’operazione ha avuto inizio nel 2015 ed è stata portata a termine nel luglio dello stesso anno. La migrazione dei dati dai vecchi ai nuovi apparati è stata effettuate gradualmente e conclusa in tre mesi.

Alla data il Comune ha virtualizzato, con DataCore, storage IBM, NetApp, Nexsan, dischi flash HGST con 4 livelli di Tier distribuiti sui due nodi metropolitani. 

sabato 10 dicembre 2016